Si cancella in un addio ogni giorno già vissuto,
Il brandello ormai sbiadito di una stanza un po’ stantia,
Che infiliamo in una borsa come fosse un documento,
Repertorio e ammonimento di una lenta eutanasia.

C’è qualcosa in queste lacrime che somiglia a me,
Come un’onda ricompare tra i pensieri miei,
E non c’è modo di cacciarmi da dove non vorrei,
è un dolore che mi assale, ma è da me che tornerei.

Hai ripreso le mie danze, le mie fragili sembianze
Che hai dipinto sopra un quadro
Per poi venderlo come un sudario.
Hai slacciato le mie carni
Come fossero le armi per conquiste coloniali
Di cui poi scusarmi.

C’è qualcosa in queste lacrime che somiglia a me,
Come un’onda ricompare tra i pensieri miei,
E non c’è modo di cacciarmi da dove non vorrei,
è un dolore che riappare, ma è da me che tornerei.

C’è qualcosa in queste lacrime che somiglia a me,
Come un’onda ricompare tra i pensieri miei,
E non c’è modo di cacciarmi da dove non vorrei,
è un dolore che riappare, ma tu più non ci sei,


Hai cercato di animare con i gesti e le parole.
Con le frasi di un copione quella tua monotonia,
Come se poi non sbagliare fosse l’unico sapere
Che ci aiuta a cancellare quella nostra codardia

Sono un vuoto sconosciuto,
Un cappotto di velluto
Che cammina tra la folla
Urlando il tuo rifiuto.