Uscì
Abbattendo il parapetto l'amore
A piantarmi lo sperone e non so
Se abbracciarlo, liberare i cani o scappare

O, forse
Seppellirlo con un'alluvione
Di poesie che non ho mai scritto
Così brutte, di pietre e bastoni, di cardo e gelsomino

Di molta futilità, di poca inquietudine
Di sventrare il giorno a colpi di tacco
Di dolce lontananza, di duro mascherone
Di morire con te
Con te

Ruppe
L'armatura e dipinse con carbone
La sanità mentale, e non seppi perché
L'amarezza delle mie viscere gli venne voglia di mordere

E gli parlai
Di orizzonti di raso nero
Delle dita malate del mare
Di seghe, carretti marci e fine cristallo

Di creste e speroni carichi di ragione
Del rumore di vagoni che non si allontanò mai
Di insonnia nei cassetti, di zavorra nel rene
Di rinascere con te
Con te

Sporco il suo nome, la sua immagine e il suo odore
Per quello che ci fece entrambi
Per scavare nelle vene e fuggire
Per ogni calcio che diede al cuore
Per tutto ciò che oscurò
Per l'inchiostro che gli diedi

Di strappi e punti, del fumo curativo
Di ciò che in te iniziava, di ciò che in me morì
Di polvere sui battenti, di lava nel materasso
E rimasi con te
Con te

Sporco il suo nome, la sua immagine e il suo odore
Per quello che ci fece entrambi
Per scavare nelle vene e fuggire
Per ogni calcio che diede al cuore
Per tutto ciò che oscurò
Per l'inchiostro che gli diedi

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